"La scuola di guerra della vita", Friedrich Nietzsche:

Quel che non mi uccide, mi rende più forte"

(Friedrich Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, 1888)

"Se dopo aver accompagnato tuo figlio in palestra, aspettando seduto nello spogliatoio e pensando alla gara del giorno prima, con la calcolatrice del cellulare cominci a calcolare:

- a che passo avresti dovuto correre per arrivare cinque minuti prima;

- che tempo avresti fatto se ai 10 chilometri fossi arrivato ad una media inferiore di 5 secondi al chilometro;

- a che media affronterai la prossima gara volendo migliorare il tuo PB di almeno 10 minuti

allora le possibilità sono due: o sei un runner o sei cerebroleso, e non è detto che una escluda l'altra....”
(orzo)
....certo che noi runners siamo proprio strani....
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venerdì 25 gennaio 2013


 Lanaro Granfondo

  


  12^ edizione

Domenica 20 gennaio 2013


….ribattezzata “Lanaro Granfango”, visto e considerato l’ esagerata presenza di questo elemento, con passaggi degni della prova di ammissione nei Rangers, in Cambogia, lungo il Fiume Mekong.





Sabato pomeriggio ritiro il pettorale per me e per Davide, con il quale ho appuntamento alle 8:30 di Domenica, sotto casa.
C’è fila per il ritiro, mista di trailers e bikers, una cinquantina di persone, e ci sono due gocce di pioggia.
Aspettiamo tutti pazientemente, senza accennare segni di nervosismo, ed il mio pensiero va veloce a quando la fila devi farla davanti a qualche ufficio pubblico, o magari al Bancomat, oppure in altre occasioni, di certo meno piacevoli di questa.
Quelle volte ci si ammassa, volano parole grosse ed è inevitabile litigare con i soliti furbi che vogliono passarti davanti.
Qua invece, quattro e mezza del pomeriggio, imbrunire, umidità, un accenno di pioggia, ma nessuno sbraita.
In ordine sparso, non un parvenza di fila incolonnata, nessuno che spinge, ognuno, rispettoso dell’altro, sta al suo posto ed avanza solo quando deve farlo.
Non un ombrello aperto, non devi schivare le stecche di quello davanti a te che quasi ti entrano negli occhi e non devi spostarti perché le gocce d’acqua di quello dietro ti scendono giù per il collo.
Tutti girati, per vedersi di faccia e parlare sorridendo, senza curarsi se il proprio turno verrà rispettato: che siano un po’ speciali, gli sportivi??
Io voglio ancora crederlo, quella dello sport (quello vero, praticato, non quello da divano) è una delle poche oasi rimaste.

Domenica alla partenza non fa freddo, ci sono circa sei gradi, e sembra scongiurato il rischio di dover correre nella bufera.
Almeno per il  momento.
Mi sembra di essermi vestito “giusto”, un primo strato tecnico aderente (anche troppo), maglia tecnica a maniche lunghe, pantaloni a tre quarti, antivento, berretto e booster, che comincio ad apprezzare sempre più.
Ieri là in fila, mentre parlavo con Davide, trailer genovese, triestino d’adozione, che ho conosciuto sul  momento, stavo un po’ riconsiderando la mia partecipazione a questa gara.
Ieri gò fato la ciclabile in bici, xè neve zà a Pese” (sono stato ieri sulla ciclabile, già a Pese c’è neve); “Mi iero in circuito a Basoviza, xè tuto un ploc” (sono stato a Basovizza, è pieno di fango); “Son ‘ndà l’altroieri sul Lanaro, xè cinquanta centimetri de neve” (l'altroieri sul Monte Lanaro c' erano cinquanta centimetri di neve).
Questi erano i commenti che giravano, e pensando al mio stato di non-forma, ai soli 38 chilometri percorsi in tutto il mese di dicembre, ai 20 di gennaio….a quanto faticoso sia correre sul fondo pesante, valutando il passaggio per un pelo al cancello dell'anno scorso (ed ero discretamente allenato), al fatto che l’abbiano allungata di tre chilometri….ma non è che forse sto facendo la prima caxxata sportiva del 2013 ??


Comunque parto, tra mille ripensamenti: e che saranno mai 33 chilometri e 800 metri di dislivello positivo ?!?!


Arrivare a Mezzogiorno al cancello sa un pò di “missione impossibile”, sarebbe un vero sogno riuscirci; metto quindi in conto che potrei dovermi ritirare, prima o dopo il cancello.

Rimango con gli ultimi, non ho di certo una tabella di marcia da rispettare; tuttavia, nei giorni scorsi, mentre mi studiavo il tracciato, leggermente modificato nella sua seconda metà, ho calcolato che con un ritmo massimo di 7’/Km arriverei a Zolla di Monrupino, al cancello, alle 12:00.
In teoria dovrebbe essere abbastanza facile, proviamoci !!

Inizio a 6’ 30”/Km, passo che mantengo per tre chilometri.
Quasi senza rendermene conto sto però procedendo in modo non lineare, cercando a terra i tratti di ghiaino, per evitare i mucchietti di neve ghiacciata che cominciano ad apparire.
Qualche schizzo di neve sciolta comincia ad arrivare sulla tomaia delle scarpe ed avverto il freddo sulla parte superiore dei piedi.
Al quarto chilometro sono già oltre i 7’/Km, al quinto, al termine della Val Rosandra, addirittura oltre gli 8’/Km.

Fin qui una leggera e costante ascesa, ma ora inizia il primo vero impegno: la salita di circa un chilometro che porta a Pese, pendenza media del 13%.


Non si riesce ad evitare l’acqua che scorre veloce e che trasforma in pantano l’intero sentiero, i piedi sprofondano diventando improvvisamente fradici, completamente zuppi di acqua ghiacciata….bene, adesso non serve più preoccuparsi di evitare i tratti bagnati per rimanere asciutto, un pensiero in meno.
Inizia anche a piovere un po’.


Sono a 480 metri di quota, da qua in poi ci sono 8,5 Km di falsopiano, salendo i 470 metri del Monte dei Pini, e poi giù fino quasi al ventesimo chilometro, per raggiungere il punto di ristoro a quota 310 metri.


Al quattordicesimo chilometro raggiungo un gruppo intento in un ristoro “privato”, una decina di persone, che mentre passo salutando mi offre del cioccolato: “Grazie, molto gentili, ma non posso fermarmi, la mia prestazione ne risentirebbe….” - ironizzo.
Il gruppetto riparte praticamente mentre arrivo io e procediamo insieme per un paio di chilometri.
Sul tratto in discesa riesco a distanziarli, le discese sono davvero il mio forte, ma mi raggiungono appena il sentiero si inasprisce un po’.


Ci si ritrova tutti assieme al ristoro, con panettone e the (quasi) caldo.
Fin qua ho impiegato due ore e trentacinque, al ritmo medio di 7’ 52”/Km, decisamente oltre al limite che mi consentirebbe di passare il cancello; infatti sono le 11:50 e mancano quattro chilometri abbondanti…nemmeno volando…ma l’avevo già messo in preventivo.

Mentre mestamente sorseggio il the, annegando la tristezza del mio primo ritiro nella dolcezza del panettone, qualcuno nel gruppo chiede quanto manca al cancello.
Non ce la facciamo” – dichiaro io, cupo – “mancano dieci  minuti….
Non preoccupatevi” – rilancia il ragazzo del ristoro.
Abbiamo tenuto conto delle condizioni ambientali ed abbiamo spostato il cancello di mezz’ora, ce la fate !!
Ma che bel regalo !! Avanti così !!
Arriva il ventesimo chilometro, la distanza massima percorsa per me negli ultimi mesi, esattamente due settimane fa: per trovare una distanza superiore devo andare indietro fino ad Aprile 2012….
Eh sì, la mancanza di allenamento si sente, sono già discretamente stanco.
Dopo un paio di chilometri arrivo alla strada che conduce a Zolla, una lingua d’asfalto di due chilometri in costante salita che prova davvero la testa, oltre che il fisico.
La pioggia va e viene, ma adesso inizia a piovere sul serio e me la becco tutta, all’aperto, senza un albero sotto al quale nemmeno passare.
“L’incubo d’asfalto” finalmente finisce e alle 12:25 scollino, salutato da una voce senza volto che esce da un cappuccio giallo, sopra un poncho impermeabile ugualmente giallo, reso lucido dalla pioggia.
Ragazzi, che stanchezza !!

Dopo circa un chilometro, ad un improvvisato quanto provvidenziale ristoro, due giovani mi offrono del the (questa volta un po’ più tiepido….):
Se finisci questa puoi farti anche la Marathon des sables !!” – mi fa porgendomi il bicchiere.
Non fa per me, troppo caldo. Comunque, già che mi stuzzichi, ci penso….
Altro che caldo, qua comincio a sentire freddo, sono fradicio e durante i due chilometri di salita, rigorosamente al passo, ho ceduto tanta temperatura.
Intanto non smette di piovere, anzi, ogni tanto arriva uno scroscio più forte; ma fra un po’ si rientra finalmente tra i boschi, almeno potrò ripararmi un po’.
Al ventiseiesimo chilometro manco una svolta, ma per fortuna me ne accorgo già dopo un centinaio di metri: stavo infatti aspettando un cambio di direzione, il mio senso di orientamento mi comunicava una svolta a destra, verso nord, viceversa mi sarei trovato fuori zona.


Ormai da un chilometro è ricominciata la salita, decisa, e così sarà fino al traguardo.
Sento sempre di più la stanchezza, perché è sempre più forte la sensazione di freddo che provo, camminando in salita non riesco a scaldarmi.
Ho le mani colorate di un rosso vivo, ghiacciate (e mi sembrano anche un po’ gonfie….).
Ricordo di avere con me i guanti, nella tasca interna dell’antivento, e faccio per prenderli; no, inutile indossarli, sembrano due spugne zuppe.
Mi accorgo della bottiglietta d’acqua nella quale stamattina ho sciolto l’integratore, me ne stavo quasi dimenticando. Avevo ritardato di bere per lasciarmene di più verso la fine, ben sapendo che se fossi riuscito a passare il cancello ne avrei avuto bisogno.
Bevo camminando, schivando le pozzanghere, tanto ormai il tempo non importa più, ma voglio comunque arrivare alla fine.
Tiro fuori il cellulare per comunicare a casa che non vengano a prendermi, non voglio che prendano tutto questo freddo.
Con il confine a poche decine di metri di distanza, il roaming imperante e la batteria al 2% di carica (ho scoperto che il freddo la fa scaricare….) riesco a malapena a mandare un SMS, digitando a fatica sui tasti “state a casa, troverò un passaggio”.

Salita, stanchezza, fango, acqua….devo spesso fermarmi, le pulsazioni aumentano vertiginosamente….il Garmin segna 26 Km e 70; 26 e 90; 27 e 20….questo tratto nel bosco è interminabile, faticosissimo.
E’ una parte del sentiero n° 3 che dovrei identificare abbastanza bene, ma che in questa stagione sembra così diverso dal solito, irriconoscibile, mascherato dalla neve, a tratti nascosto dalla nebbia.
Poco prima del ventottesimo chilometro ci sono seicento metri di discesa, la manna dal cielo !!
Riaccenno una timida parvenza di corsa, irrigidito dal freddo ed appesantito dalla fatica, ma dura poco, perché la salita riappare, in tutta la sua durezza.
Se qua all'incrocio prendo giù a sinistra, in un quarto d’ora sono al parcheggio, magari trovo qualcuno che mi dà un passaggio….beh, dopo quattro ore e due minuti in queste condizioni potrei anche farlo….” – penso.


NON ESISTE !!” – tuona lo sportivo che c’è in me, facendomi girare la testa dall’altra parte.

Ancora cinque interminabili chilometri, per fortuna su un terreno migliore, ma con ancora fango, pioggia, nebbia e tanto freddo, acuito dal corpo ormai completamente bagnato e dalla quota, che via via aumenta.
Incontro gente con il pettorale che scende, con in mano il sacco con il cambio, lasciato alla partenza e portato in cima dall’Organizzazione. E’ evidente che in queste condizioni è inutile cambiarsi, perché a farsi i quattro chilometri fino al parcheggio ci si sporcherebbe di nuovo.
Trentesimo chilometro, il Garmin mi comunica che sono a tre chilometri dalla fine.
E’ sempre più dura, adesso faccio fatica anche a mettere un piede davanti all’altro per camminare, a volte perdo l’equilibrio.
Estraggo dal giubbotto una barretta che si rivela dolciastra, mielosa e che fatico quasi a masticare a causa del viso “anestetizzato” dal freddo, ma che mi farà senz’altro bene (93 Kcal): il suo nome, “Fitness”, è sinonimo di garanzia (o di ironia ??).
Forza, ormai è fatta, ci sono, vedo finalmente le tende sferzate dal forte vento !!
Alle 13:58 raggiungo l’arrivo, a 544 metri di quota, dopo 4 ore e 43 minuti dalla partenza.


Dalla prima tenda esce un “BRAVO !!
Realizzo che all’interno siede un intirizzito cronometrista, davanti a due computer portatili, e mi apro la zip dell’antivento per mostrare il pettorale ed ufficializzare così il mio arrivo.
Riconferma il “BRAVO !!”, anche se io, sgomento, gli faccio notare che ho impiegato quasi un’ora più dell’anno scorso e che magari sono stati più bravi quelli che oggi se ne sono rimasti a letto, sotto il piumone.
Quelli li hai già battuti alla partenza” – fa lui – “così come hai battuto quelli che si sono ritirati e quelli che devono ancora arrivare !!
Incredulo lo ringrazio, più per cortesia e per la fretta di entrare a ripararmi sotto l’altra tenda, riscaldata, che per vera convinzione.
All’interno dei sei metri quadrati altri, al pari mio, pazzoidi, tanti “eschimesi” attorno alla stufa, a mangiare e bere, raggomitolati come gatti attorno al termosifone.
I tre panini, la birra e quella manciata di gradi sopra lo zero mi rimettono in sesto, ma non so per quanto ancora avrei potuto continuare.

A costo di autoincensarmi, devo dire che in questa occasione mi sono proprio piaciuto, e, per dirla proprio tutta, mi è piaciuta la tenacia e la determinazione con la quale ho portato a termine la prova, a fronte anche della mancanza totale di allenamento.
In ogni caso il “BRAVI !!” va anche a tutti gli altri che, al pari mio, hanno portato a termine quella che dalla stessa Organizzazione è stata definita come la più dura delle edizioni finora svolte, non dimenticando gli sforzi organizzativi e le fatiche dei volontari, con il Gruppo Vulkan all’altezza come sempre.
Cosa mi rimarrà di questa gara, che è stata una prova “mentale” più che fisica ?
Una grandissima soddisfazione, un sentirsi “più forte” ed una rinnovata voglia di correre, ma soprattutto….

tantissima roba da lavare.