"La scuola di guerra della vita", Friedrich Nietzsche:

Quel che non mi uccide, mi rende più forte"

(Friedrich Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, 1888)

"Se dopo aver accompagnato tuo figlio in palestra, aspettando seduto nello spogliatoio e pensando alla gara del giorno prima, con la calcolatrice del cellulare cominci a calcolare:

- a che passo avresti dovuto correre per arrivare cinque minuti prima;

- che tempo avresti fatto se ai 10 chilometri fossi arrivato ad una media inferiore di 5 secondi al chilometro;

- a che media affronterai la prossima gara volendo migliorare il tuo PB di almeno 10 minuti

allora le possibilità sono due: o sei un runner o sei cerebroleso, e non è detto che una escluda l'altra....”
(orzo)
....certo che noi runners siamo proprio strani....
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giovedì 13 dicembre 2012

Perchè l'importante è divertirsi



L’anno, quello solare, sta finendo; quello podistico, per il 2012, non è praticamente nemmeno iniziato !!
Già, perché quest’anno ho combinato davvero poco.

I primi mesi del 2012 a recuperare le due Maratone di Ottobre 2011 (Manzano e Venezia) ed i 53 Km del Sentiero 3 di Dicembre; e poi, visto che mi piace farmi del male, a Gennaio 2012 me ne sono fatto altri 30….
Risultato: gambe stanchissime e difficoltà a recuperare i chilometri del 2011.
Ne consegue che non sono riuscito a rispettare il programma per correre la Maratona di Trieste, che si tiene a maggio, un solo lungo non è bastato.
Un’estate con temperature equatoriali, poche settimane di respiro e subito il freddo (che comunque è sempre meglio del caldo, anche per correre !!)
E, dulcis in fundo, l'appuntamento con il 3 che salta !!
La tabella dei chilometri percorsi è davvero striminzita, tocca il mio minimo storico e fa distinguere l’anno che si sta chiudendo come sabbatico, giocoforza.

Senza voler trovare a tutti i costi scuse, dirò che da subito, più o meno da marzo, dopo questa bellissima esperienza, inizia a mancarmi lo stimolo; più precisamente, non manca la voglia di correre (beh a dire il vero in qualche periodo del 2012 mi è mancata anche quella….), ma viene meno la volontà di assoggettarsi a quella serie di “misure “, che prendono il nome tecnico di “tabelle di allenamento”, volte ad ottenere il risultato desiderato con mesi di duro allenamento, nei quali la maggior parte delle forze, anche quelle mentali, è indirizzata al miglioramento del gesto atletico.
Credo di aver detto tutto: demotivazione, e questo fatto merita una riflessione.
In questo anno si sono sommati i due aspetti che compongono (o componevano) il mio modo di vedere la corsa in questo periodo della mia vita: la sfida con la distanza Regina ed il raggiungimento di un nuovo traguardo, assolutamente insperato.
La conquista di questi due obiettivi ha portato ad un profondo appagamento e ad una temporanea mancanza di nuove mete che, unita ad un momento di poca voglia, mi ha fatto uscire solo quando ne avevo davvero desiderio, e soprattutto senza tabelle o costrizioni, in pace con me stesso.
Come ho fatto, ad esempio, domenica scorsa, 9 Dicembre, dopo due giornate di intense nevicate che hanno coperto la Città e gran parte del circondario.

Meta il ben noto Monte Concusso, sul Carso triestino, avvolto da un candido manto.


La giornata è splendida, dopo 48 ore di precipitazioni nevose, e laggiù in fondo si può scorgere il mare.


La corsa è molto piacevole, anche se irregolare a causa della superficie che spesso fa sprofondare i piedi e rompe il passo; l’aria fredda penetra profondamente nei polmoni e si fa sentire, non si può fare a meno di accorgersene.


Appena il sentiero comincia ad alzarsi, tutto attorno assume aspetti fiabeschi, i giochi di luce incantano ed al bianco-nero si sostituiscono sette colori.



Ecco, per il momento mi va di correre così.
Non è sicuramente un modo allenante, ma per adesso mi va bene; e se non riuscirò ad avere più risultati….beh, vorrà dire che cambierò sport, ho già in mente qualcos’altro....



....perchè l'importante è divertirsi.

martedì 13 novembre 2012


Prove di tre




No, non questo, ma questo,

anche se, in effetti, l’analogia è forte, considerando il fatto che il percorso obbliga praticamente sempre al roaming.

A tre settimane scarse dall’impegno con il trail di casa, che consideravo (e che, nonostante tutto, considero ancora) come il mio appuntamento più importante dell’anno, pesanti dubbi cominciano a farsi largo.
E si sommano alla grande, grandissima, incognita che accompagna “gesta sportive” di questo calibro dal punto di vista fisico, mentale e, perché no, legata al meteo.

La canicola dell’estate appena trascorsa mi ha segato le gambe: il clima torrido che da qualche anno caratterizza le estati del Nord-Est mi fa a malapena camminare, figuriamoci se riesco a correre….
Come l'anno scorso, anche quest’anno ho cercato di trovare una soluzione alla pochezza degli allenamenti estivi, trascorrendo il 13 di Agosto a raggiungere i 1.200 metri di quota del Monte Re (meglio conosciuto con il nome di Monte Nanos), situato in Slovenia, ad una ventina di chilometri dal confine di Stato.





ecco fatto, nell'attesa di osservarlo nella sua consueta veste invernale.

Poca roba, più che altro una fuga dalla Città arroventata; semplicemente una gita, con annessa gratificazione finale: ad ognuno la sua.


Due giorni dopo ricognizione nella parte centrale del sentiero 3, da Zolla di Monrupino a Rupinpiccolo, tre ore per percorrere con calma ed al fresco i boschi sotto il Monte Lanaro, memorizzando i tratti salienti e gli incroci più nascosti.



Ad inizio settembre altri 6 Km, con orzetto, più o meno nella stessa zona, sempre nell’area interessata dal tracciato.


I primi colori dell’autunno, un orzetto “che va” (e come va !!), forte di un’ancora acerba esuberanza giovanile che sul rettilineo finale, ad un chilometro dalla macchina, gli suggerisce di allungare il passo, lanciandomi il guanto di sfida a singolar tenzone.
Chiaramente accetto il, per lui, mal ponderato duello, ed il suo arrivo boccheggiante chiude un piacevolissimo pomeriggio, alternativo alla pista.
CHE SPETTACOLO !!

Tre settimane dopo (però, questo numero tre ricorre un po’ troppo spesso….) altri dodici chilometri da Gropada a Fernetti e ritorno, correndo dove gli incroci me lo permettono, visto che la Guida sono io e devo aspettare la truppa che senza le mie indicazioni si perde.

Su e giù per il Monte dei Pini, andata e ritorno, bellissima zona; bei tratti con sottobosco rado e altissime conifere; single-track o carrareccia ben segnata; nessuno sul percorso….


....beh, quasi nessuno.
 

Sono in avanscoperta, fermo ad uno dei tanti incroci, quando all’improvviso un rumore molto forte mi fa girare da un lato.
Sembra il rumore della pioggia che cade sulle foglie secche, continuo, cadenzato, veloce, intenso….ma di pioggia nemmeno una goccia….ed allora cos’è ??
Mi abbasso un po’ ed aguzzo la vista qualche metro distante da me, sotto i rami degli alberi; il rumore cessa e prende forma un naso nero e rotondo, con attorno a sé tanti peli ispidi, due occhi piccoli e due zanne, forse al pari piccole, ma forse anche no, non lo so, ho preferito non  accertarmene.
Sono riuscito a contare nove cinghialini con mamma al seguito, che appena mi ha scorto ha cambiato direzione, allontanandosi con il rumoroso codazzo.

Poi per tutto Ottobre solo i tratti d’asfalto della ciclabile, con una punta massima di 18 chilometri sullo sterrato della Val Rosandra.
Ecco, sono arrivato al punto: ho corso poco.
Abbastanza per evitare il proliferare della panza, ma decisamente poco per poter dire di essere in forma e per poter affrontare gli stupendi 53 chilometri del Sentiero 3.
Questo è, senza ombra di dubbio, l’amaro rendiconto che la tabella mi restituisce; sui motivi di questi numeri mi riservo di parlare dettagliatamente in seguito.

A tre (e daje con ‘sto tre) settimane dal via dovrei pensare che ormai i giochi sono fatti, che non c’è più possibilità di incrementare il decisamente basso conteggio chilometrico, anche se, tutto sommato, forse forse un “trenta” ci starebbe ancora.

E poi: che tempo farà il 2 Dicembre ??
Il freddo vero non dovrebbe esserci, quantomeno non quello inteso come possibilità di trovare tratti ghiacciati.
Magari, invece, ci fosse una bella giornata fredda, limpida, asciutta, con il sole che si vede, ma che non riesce a scaldare !!
E se dovesse piovere ?? Con quell’umidità che alle sette di mattina ti entra nelle ossa….a farsi 6-7 ore (se va bene) di pioggia e fango….

Non so proprio cosa fare: auspicare che, considerando i pochi chilometri che ho fatto, piova per una settimana di seguito, compresa domenica 2 Dicembre, cosicché rimango sotto il piumone (e me ne dispiacerebbe molto), o sperare nella giornata fredda, per dare libero sfogo alla mia incoscienza ed azzardare “l’impresa”….
Tra non molto lo saprò.

domenica 30 settembre 2012

Sempre in ritardo con i post, ancora gare di marzo.




Kokoš Trail
 Domenica 11 marzo 2012


Una mattinata frescolina dà il benvenuto all’Edizione zero di questo trail Memorial Virgilio Zecchini che, volendo prendere in considerazione parametri importanti come comodità di raggiungimento della partenza, bellezza del percorso, difficoltà tecniche ed organizzazione pre e post-gara, si preannuncia come uno dei migliori della mia zona.
La corsa prende il nome dal Monte Concusso (Kokoš in sloveno), la più alta cima del Carso italiano, che verrà salito nella parte finale della gara.
Non mi sento troppo in forma, e la conferma l’ho avuta una settimana fa a Gorizia, dove ho faticato non poco.
La giornata però mi ispira, c’è un bel sole e la zona è una delle mie preferite per correre: farò del mio meglio.

Nelle vicinanze all’abitato di Basovizza, frazione di Trieste a quota 300 metri, più di 350 trailer si danno appuntamento alle dieci della mattina di una domenica ancora invernale nelle temperature, ma già primaverile per gli odori e per il rifiorire della vegetazione, per percorrere la distanza ufficiale di 13,5 Km (il Garmin poi segnerà 14,23 Km), con un dislivello positivo di 650 metri.
La partenza è fissata in prossimità del Monumento nazionale della Foiba di Basovizza, per percorrere i primi 600 metri sull’asfalto e poi girare a destra nel bosco, seguendo il primo tratto sterrato.



Dopo due chilometri la visuale si apre sul Golfo di Trieste, 





















mentre si prosegue lambendo il ciglio della Val Rosandra, splendido esempio di canyon montano a duecento metri di quota, in uno scenario divenuto non a caso Parco naturale.

L’affluenza è notevole, come anzidetto, e gli scarsi spazi a disposizione, confinati tra gli alberi che si abbassano sul tracciato e le rocce smosse qua e là, costringono i più a procedere incolonnati, mentre i primi si involano senza apparente fatica.

Il gruppo si allunga e si accorcia, la fisarmonica umana rallenta in prossimità della prima discesa, a tre chilometri dal via; qui il rischio di caduta è elevato a causa della presenza del fondo marnoso, friabile, che obbliga a prestare particolare attenzione.



Dopo circa un chilometro la discesa termina e si è in Valle, per percorrere un altro chilometro lungo la ex linea ferroviaria Trieste-Erpelle (ora ciclabile), fino a girare decisamente a sinistra per affrontare, al quinto chilometro, il tratto più ripido e più duro del percorso: mille metri estenuanti che riportano sull’altipiano, sulla cima del Monte Stena, a 440 metri di quota.


E’ un tratto davvero molto faticoso e si comincia a "contare le prime vittime".



Quando finalmente spiana, le gambe sono indurite dalla salita e ci vuole un po’ per riprendere a correre decentemente.
Il percorso prosegue in falsopiano all’interno di un bosco, attraversa un paio di strade asfaltate e dopo circa tre chilometri intercetta la Statale che conduce al valico di Pese, dove è stato predisposto un punto di ristoro.
Sono oltre la metà del percorso, finora ho gestito abbastanza bene lo sforzo, nonostante la scarsa preparazione fisica e la dura salita; riesco ancora a controllare bene le gambe e sono rinfrancato dal vedere che comunque non ho troppo ritardo rispetto al gruppo.
Si risale ore la pendice meridionale del Monte Concusso.
Il sentiero porta alla cima, 670 metri di quota, che segna la fine delle fatiche maggiori; da adesso in poi tanta discesa, divertente, tra gli alberi, saltando da un masso all’altro.

Discesa che è il mio forte, perché la sensazione è quella di volare, e che affronto con grande entusiasmo ed elevata velocità, compiacendomi dei sorpassi che riesco ad effettuare.
Purtroppo però non tutte le ciambelle riescono con il buco ed un salto mal calcolato mi fa sbattere la punta del piede sinistro su una roccia sporgente, quasi inciampando.


Riesco a stare in piedi per miracolo, ma porterò per lungo tempo l’unghia dell’alluce annerita come ricordo di una discesa forse un po’ sottovalutata nei suoi tratti più tecnici, affrontata comunque con eccessiva disinvoltura.
Per tre minuti vedo le stelle in cielo anche se splende il sole, ma mi sforzo di continuare la corsa, perché valuto che fermandomi sarebbe poi impossibile riprendere a correre.
Gli ultimi due chilometri pianeggianti sembrano non finire più, e, claudicante, sogno il traguardo dietro ogni curva del sentiero.
Finalmente si profila il campo sportivo con l’arrivo, un ultimo sprint e ci sono.
Tempo impiegato 1h 59’ 08”; ho perso molte posizioni in salita e nel tratto finale.

Il dopo gara è piacevole e corroborante, a base di jota e birra artigianale.
E naturalmente ci sono le premiazioni, ma di fronte a questo ben di Dio gastronomico è una gioia non essere tra i primi per godere una seconda volta di un piatto di tale bontà.