"La scuola di guerra della vita", Friedrich Nietzsche:

Quel che non mi uccide, mi rende più forte"

(Friedrich Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, 1888)

"Se dopo aver accompagnato tuo figlio in palestra, aspettando seduto nello spogliatoio e pensando alla gara del giorno prima, con la calcolatrice del cellulare cominci a calcolare:

- a che passo avresti dovuto correre per arrivare cinque minuti prima;

- che tempo avresti fatto se ai 10 chilometri fossi arrivato ad una media inferiore di 5 secondi al chilometro;

- a che media affronterai la prossima gara volendo migliorare il tuo PB di almeno 10 minuti

allora le possibilità sono due: o sei un runner o sei cerebroleso, e non è detto che una escluda l'altra....”
(orzo)
....certo che noi runners siamo proprio strani....
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domenica 25 settembre 2011


5^ Euromarathon Muggia – Capodistria
Domenica 18 settembre 2011

 (foto atleticats.com)
Ultimo dei primi o primo degli ultimi ?

Questo è il grande dubbio che scuote i miei pensieri qualche minuto prima di mezzogiorno quando, mestamente diretto alle docce, ripercorro col pensiero i lunghi quattro mesi trascorsi tra salite sprint, ripetute, pista e strada. Trascorsi sotto al sole che cuoceva i sentimenti.
Mesi nei quali credevo di essermi allenato, i presupposti per far bene c' erano tutti….evidentemente qualcosa non ha funzionato….
Per impiegare 2h 20’ 30” in una Mezza Maratona ed arrivare 322° su 341 partecipanti non è necessario allenarsi per tanti mesi, quattro o anche cinque volte alla settimana !!
Seguire tabelle, forzarsi di uscire anche se la voglia non è proprio al massimo, rammaricarsi per gli allenamenti persi, con il caldo che sfianca….ecco, il caldo….

Trovare 26 gradi di temperatura alle 9:30 di una mattina di metà settembre non è decisamente consueto, specie se a questa temperatura si accompagna un’umidità relativa prossima all’80 %, con un percorso interamente esposto al sole e con un paio di episodi di cielo coperto, di durata sempre troppo breve, che eclissandosi lasciano l’amaro in bocca e tanto sudore sulla fronte.
Ed anche se la prima metà del percorso, un po’ oltre al Confine di Stato, passa con sofferenza ma abbastanza controllata, i lunghissimi tratti rettilinei della seconda parte riescono a far dubitare i più convinti, mentre il sole che picchia cerca di farsi strada nella testa per cancellare i migliori propositi.
CHE CALDO !!

Dopo un chilometro dal via si passa da Piazza Marconi, il centro di Muggia.


(foto atleticats.com)
“The final countdown” a palla mette in circolo con violenza le endorfine: solo 4’ 52” per percorrere il secondo chilometro.
Fuoco fatuo, ho il fiato grosso e salgo da un marciapiede all’altro alla ricerca dei tratti all’ombra, rasente al muro.


(foto atleticats.com)
Al ristoro del 5° chilometro ho già le visioni e tracanno avidamente due bicchieri d’acqua, fermo, mentre gli altri sfilano via.
Riprendo a mettere un piede davanti all’altro in un ridicolo tentativo di corsa, non prima di aver scacciato la convinzione del ritiro che sta per prendere il sopravvento su un divertimento che oggi stenta a farsi largo.
Con due tronchi al posto delle gambe affronto la salita all’ottavo chilometro….cammino.
Arriva la discesa e finalmente riesco a correre un po’, 5’ 35”/Km.
Ancora leggera discesa; potrei correre di più, ma soffro talmente il caldo che non riesco a muovere le gambe più velocemente.
Capisco che l’occasione di fare un buon tempo è ormai naufragata inesorabilmente, soffocata da un’afa con la quale non ho mai corso e che mi sta provando oltremodo.
Sono al tredicesimo chilometro, ormai a livello del mare, così come lo è l’arrivo a Capodistria; adesso di discese non ce ne sono più, ci sono invece tre lunghissimi rettilinei, sei chilometri per arrivare alla periferia di Capodistria, in una desolata e puzzolente zona industriale.

Fa un caldo assurdo, non è questa la temperatura alla quale noi asburgici siamo abituati.
Al ristoro del 15° mi metto sotto l’ombrellone e bevo con calma. Mi giro per guardare indietro: dopo di me ce ne sono pochi….
Prima di ripartire mi verso sulla nuca un bicchiere d’acqua, patetico tentativo di abbassare un po’ la temperatura corporea.
Tiro un po’ su la canottiera arrotolandola fin sotto le ascelle: così va un po’ meglio, almeno la superficie di pelle esposta all’aria è aumentata.
Sono grondante….un alito di vento mi accarezza la schiena procurandomi un piacevole sollievo, seguito immediatamente da un brivido di freddo, che brutta sensazione !!
Mi fermo a bere anche al 20°, ormai è inutile fare gli eroi….
Un paio di curve e sono nella zona pedonale di Capodistria, ultimo rettilineo ed arrivo al traguardo.

In questa Via Crucis, ho perso il conto dei tanti tratti percorsi al passo e di quelli nei quali il desiderio di ritirarsi era predominante: credo che sia stata la corsa che in assoluto mi ha esaurito di più.
Sotto la doccia la riflessione continua: alle spalle di tutti i mostri sacri, i superdotati e gli amatori Master 60-65-70 arrivo io, nelle ultime posizioni….ultimo dei primi ?
Dopo di me solo gli altri 205.000 abitanti della mia Città, quelli che non hanno partecipato….primo degli ultimi ?
Da questo punto di vista la cosa assume tonalità diverse, i grandi numeri riportano uno stato delle cose del tutto differente e molto favorevole, rispetto ad una prestazione da definire misera.
Il bicchiere forse è mezzo pieno, amaro ma mezzo pieno…. ragionamento effimero, conclusione scontata.
Andrà meglio la prossima.

(foto atleticats.com)