"La scuola di guerra della vita", Friedrich Nietzsche:

Quel che non mi uccide, mi rende più forte"

(Friedrich Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, 1888)

"Se dopo aver accompagnato tuo figlio in palestra, aspettando seduto nello spogliatoio e pensando alla gara del giorno prima, con la calcolatrice del cellulare cominci a calcolare:

- a che passo avresti dovuto correre per arrivare cinque minuti prima;

- che tempo avresti fatto se ai 10 chilometri fossi arrivato ad una media inferiore di 5 secondi al chilometro;

- a che media affronterai la prossima gara volendo migliorare il tuo PB di almeno 10 minuti

allora le possibilità sono due: o sei un runner o sei cerebroleso, e non è detto che una escluda l'altra....”
(orzo)
....certo che noi runners siamo proprio strani....
clicca sull'immagine qua sotto

venerdì 26 novembre 2010

Un anno di corsa – il bilancio

A conclusione del calendario di gare che per quest’ anno mi sono programmato sento di dover trarre un piccolo bilancio della mia attività.
Sono trascorsi quattordici mesi da quando, a fine agosto 2009, riprendevo con le prime finte corse un’attività sportiva ormai profondamente inserita nei meandri del dimenticatoio ed iniziavo così la mia seconda vita da runner.
Sulle prime l’idea non mi faceva gioire: si sa, lo sforzo fisico degli inizi non appaga, il corpo deve ritrovare l’armonia dei movimenti e non è facile conciliare il tempo dedicato alla corsa con l’inevitabile fatica che ne consegue.

Ma gli obiettivi sono ambiziosi, e dopo poche settimane i progressivi miglioramenti cancellano gli sforzi necessari per ottenerli: il desiderio di correre la mia prima Maratona, passando per la mia prima Mezza; l’eccitazione nel rimettere un pettorale, ricordi dell’adolescenza; la fatica della preparazione per la Maratona e l’emozione nel vedere aumentare i chilometri percorsi; la gioia, la grandissima gioia nel passare quel traguardo così tanto sognato, desiderato ed atteso, il Mito della Maratona; la faticosa preparazione della seconda gara sulla distanza Regina, con le temperature agostane.

Da gennaio di quest’anno ho portato a termine quattro mezze Maratone (Medea, Gorizia, Aurisina, Palmanova, la quinta viene ridotta dall’Organizzazione a poco più di 11 Km) e due Maratone (Trieste e Venezia) .
Ho migliorato i tempi ad ogni gara; nessuno ritiro; uno stato di forma in crescendo….questi i dati sportivi, forse sterili per qualcuno, di poco conto per altri.
E questo, invece, il lato umano-salutistico di questa attività:
otto chili di peso in meno in un anno; la sensazione di essere ringiovanito; il piacere di conoscere nuovi amici durante gli allenamenti e le manifestazioni sportive; la condivisione di fatiche e risultati con i propri simili; gli incontri reali partendo da comunicazioni virtuali, tali sono quelle via web; la consapevolezza che nonostante l’età sia più vicina ai 50 che ai 40 nulla sia precluso, nemmeno le nuove mete che l’ingordigia dei risultati ottenuti propone, malgrado gli impegni e le responsabilità dell’età.

La corsa….uno degli atti più naturali che l’essere umano abbia insito in sé; come mangiare e bere, camminare, amare, odiare….
Gli uni positivi, gli altri da evitare, la corsa da vivere.
Da vivere con la gioia di poterlo fare, pensando a chi non è così fortunato; con il giusto livello di impegno per farci star bene e per migliorarci; con la consapevolezza di compiere un atto giusto nei confronti del proprio fisico e del suo mantenimento ottimale; con la felicità nel ritrovare amici e con loro condividere quelle ultime, dannate centinaia di metri che ancora mancano per portare a termine le nostre memorabili gesta atletiche.
Quel “forza !!”, quella mano sulla spalla, quell’incoraggiamento che arriva anche dallo sconosciuto che, durante le gare, sta ai lati della strada e in un misto tra invidia ed incomprensione partecipa attivamente alla tua fatica e te la rende meno pesante; la condivisione in famiglia dei piccoli risultati e delle grandi soddisfazioni….

Ecco, questo è il mio anno di corsa, un anno vissuto, dal lato sportivo, intensamente, tra dolori fisici causati dal volere troppo ed aspettative di miglioramento e risultati che, come sempre quando si affronta un’attività con serietà ed impegno, non tardano ad arrivare.
Tutto nella mia scala, ovviamente….non sono un professionista.

Un sentito ringraziamento a tutti quelli che mi hanno supportato e che continueranno a farlo.


martedì 23 novembre 2010

8^ Mezza Maratona Città di Palmanova
Domenica 21 novembre 2010


Senza infamia e senza lode.
Avrebbe potuto essere un’ottima occasione per dare un bel taglio al mio tempo sulla Mezza, il percorso si prestava e le condizioni climatiche anche, ma evidentemente la giornata non era quella giusta.
O meglio, il miglioramento c’è stato, ma le aspettative erano decisamente diverse.

In un’uggiosa mattinata autunnale, con previsioni meteo che avrebbero potuto mettere in dubbio la tenuta dell’Arca, parte la gara.
Nella maestosità della Piazza Grande di Palmanova la lunga fila di runners si avvicina alla Porta Cividale scorrendo veloce, molto veloce, anche troppo per quelli che come me fanno la vaccata di partire poco prima della linea di partenza, tra le prime posizioni.
Il risultato è che se non vuoi essere travolto da orde di runners inferociti che, pugnale tra i denti, guadagnano metri su metri, devi per forza correre veloce, più veloce di quello che ti sta dietro.
I primi tre chilometri a 4’40”/Km, sotto ai 5’/Km fino all’8°….Paul Tergat sarebbe orgoglioso di cotanto figlio….occhei occhei stavo scherzando, torniamo indietro e ripartiamo….troppo, decisamente troppo per le mie attuali possibilità, ma tant’è….adesso il problema è tenere fino alla fine.

Approfitto del ristoro al Km 8,5 (strana misura) ed agguanto un bicchiere di thè caldo che bevo camminando e che mi fa risorgere a nuova vita; ma nonostante tutto un primo crollo è alle porte e corro il 9° in 5’29”.

Al passaggio al 10° non posso non pensare alla mia prima gara sulla Mezza, corsa a qualche chilometro da qui, quando in estrema scioltezza passai la stessa distanza in 53 minuti, un tempo superiore a quello di oggi di 3 minuti.
Non nego di essere un po’ più “preso” di allora, ma tutto sommato la scioltezza che ora vivo non ha niente da invidiare a quella provata in quella mattinata dello scorso gennaio, almeno fino a questo punto della gara.

Nonostante questa parte dell’estesa pianura friulana si presti molto alle piacevolezze della corsa, riservando panoramiche su vasti prati verdi in aperta campagna, assenza totale di rumori di motori, nubi basse e montagne innevate sullo sfondo, oggi la testa non ne vuole proprio sapere di coadiuvare il mio sforzo fisico.
Ho grande difficoltà di concentrazione e mi dà fastidio tutto: quelli che mi passano troppo vicino, quelli che ridono sguaiatamente mentre corrono, quelli che mi superano e si piazzano appena davanti ai piedi….in più fatico tanto, una spossatezza generale mi pervade.
Recito il mantra del giorno:
respiro-passo-concentrazione, respiro-passo-concentrazione; lasciali stare e non ascoltarli; sguardo basso tre metri davanti a te; contorni sfocati ai lati del campo visivo, niente di interessante…. respiro-passo-concentrazione, respiro-passo-concentrazione.




















La mia azione riprende un po’ di tono, anche se i tempi dei chilometri successivi, fino al 14°, sono destinati ad aumentare, complice anche un leggero tratto in falsopiano: 5’12” – 5’16” – 5’20” – 5’24”.
Mi balena l’idea di abbandonare la gara, quantomeno di camminare.
Riprendo il mantra….rischio scongiurato.

Non male i successivi tre chilometri fino al 17°: 5’11” - 5’20” - 5’11”, ma l’energia è agli sgoccioli, sento che sono davvero al limite, corro male, con le gambe imballate e un forte dolore alla pianta del piede sinistro inizia a farsi sentire.
In una mattinata con circa 10 gradi e con valori di umidità al 90% riesco persino a soffrire il caldo.

Il 18° chilometro in 5’33” è interminabile, ogni volta che guardo il Garmin il risultato non cambia: distanza percorsa 18,30 Km; distanza percorsa 18,50 Km; distanza percorsa 18,80 Km….ETERNO !!
Il pacer dell’ora e cinquanta mi passa, provo a stargli dietro, ma le scarpe sono incollate all’asfalto ed i palloncini si allontanano, diventando sempre più piccoli….addio sogni di gloria….
Il 19° in 5’41” prelude al crollo ed il 20° in 5’56” fa male, tanto male !!
Dai basta, fermati, ritirati !!”….quante volte ho pensato di dare ascolto a questa vocina che mi girava per la testa….

Il cartello dell’ultimo chilometro mi comunica che la mia sofferenza sta per terminare: non nego che in questo momento una tale notifica, di per sé irrilevante, assurge a notizia del giorno.
Ormai in stato di trance (quasi), con giramenti di testa (questi sì, davvero), il corpo è animato di moto proprio e l’intelletto controlla a malapena la muscolatura dello sfintere, permettendomi tuttavia di proseguire in una faticosissima quanto stentata corsa e scongiurando accadimenti contrari alla pubblica decenza, ancorché involontari.
Ma ormai ci sono, con uno scatto d’orgoglio e stringendo le chiappe riprendo vigore ed accelero portando a termine il 21° in 5’10”, con gli ultimi 100 metri a 4’46”/Km, dando fondo all’ultima decina di chilocalorie disponibile.

A 300 metri dall’arrivo Claudio, che ha tagliato il traguardo più di venticinque minuti prima, mi corre incontro e mi affianca:
- “Come và ??
- (con un filo di voce) “Sono cotto !!”
- “Come ??
- (provando a voce più alta) “Sono cotto !!”
- FORZA !!
L’amichevole pacca sulla spalla destra avrebbe potuto essermi fatale, barcollo ed inizio un moto ondulatorio che per puro caso non entra in risonanza con il moto rettilineo della corsa….ho rischiato grosso, ma la risultante longitudinale delle due forze mi consente di proseguire comunque fin oltre al gonfiabile.

Pochi metri dopo il traguardo mi avvicino alla transenna, appoggio gli avambracci e chinandomi sistemo la fronte sul dorso delle mani, in un’estasi degna delle peggiori sostanze psicotrope in vendita al mercato nero.
Un tenero “ papà ?? mi risistema nella giusta collocazione spazio-temporale ed una provvidenziale bottiglia d’acqua mi restituisce mezzo litro di liquidi.
Sono sicuro di aver dato tutto, ma proprio tutto.

Real time: 1h50’02”, amaro PB che mi nega la gioia di scendere sotto i 110 minuti.
Pago un’improvvida partenza, esageratamente veloce, una pessima condotta di gara ed un’andatura comunque troppo sostenuta nella prima metà del percorso che mi ha impedito la logica progressione.

Senza infamia e senza lode.


Con un filo di rammarico….e con tanta stanchezza.








venerdì 29 ottobre 2010

25^ Maratona di Venezia
Domenica 24 ottobre 2010

 
Nella totale pazzia che molto spesso pervade i miei tessuti cerebro-spinali e delle innumerevoli scelte dissennate che ne conseguono, questa non è che l’ultima della serie.
Mi sono iscritto alla Maratona di Venezia ad aprile scorso, prima ancora di correre il 2 maggio la Maratona di Trieste, la mia prima.
Della serie, ancora non so se ce la farò a fare una Maratona, ma intanto, in attesa di Trieste, mi iscrivo anche a quella di Venezia….NO COMMENT….
Pur seguendo una tabella di Pizzolato, o meglio facendo finta di seguirla, non posso dire di essermi preparato alla bisogna, complici anche dei dolori ad un ginocchio, alternati a fascite plantare, durati un paio di settimane, ed un caldo che quest’estate mi toglieva le forze: preparare una Maratona per ottobre significa cominciare con i lunghi ad agosto.
E poi, pazzia per pazzia, mi sono detto: “ E perché non provare stavolta a scendere sotto alle quattro ore ?? La tabella è quella giusta, impegno forza e coraggio….e che ci vuole ??“
Risposta: forse ci vuole un impegno ancora maggiore, un’altra età, ma soprattutto più esperienza specifica sulla distanza.

 
E si và quindi di allenamenti.
Finito con Trieste, lascio passare un mese e con i primi di giugno si ricomincia.
Tabella articolata su diciotto settimane, cinque allenamenti per settimana per un totale di novanta uscite.
Così come l’inizio di ogni dieta, quando i buoni intendimenti la fanno da padrone, anche le tabelle degli allenamenti vengono seguite pedissequamente nelle loro fasi iniziali, salvo poi, all’evenienza, modificarle a proprio piacimento o secondo necessità.
L’acquisto delle scarpe da trail e la frescura, peraltro relativa, della quale si può godere tra luglio ed agosto nei boschi dell’altipiano carsico mi hanno spinto ad inventare allenamenti alternativi alla triste “pista” ed alla infame, puzzolente, pericolosa “strada”….e cosa c’è di meglio di correre tra i boschi !!
La volontà di fare i compiti come un bravo bambino non mi è comunque mancata e più volte ho cercato di recuperare allenamenti saltati: ad esempio domenica 8 agosto mi sono fatto una bella doppietta, con 18 chilometri di strada al mattino e 8,3 chilometri di collinare al pomeriggio.
Ripetute in salita le prime settimane, si continua con le ripetute brevi in pista, a fine agosto due belle corsette intorno ai laghi in Austria….sì, va bè, ma con 59 allenamenti fatti su 90 da fare, cioè con una percentuale di lavoro portato a termine pari al 65,5 %, si può correre una Maratona ??
SI PUO’ SI PUO’, E SI FARA’ !!
E’ già chiaro, però, che gli obbiettivi andranno rivisti e che bisognerà sostituire le velleitarie ambizioni cronometriche con altre che, auspicabilmente, mi consentano di passare la linea del traguardo con le mie gambe ed in buoni condizioni fisiche (e mentali) e, se possibile, non peggiorando di troppo il tempo della Maratona di Trieste.
Del resto, con due soli lunghissimi, un 34K fatto a tratti camminando ed il 36K del 7 ottobre, diciassette giorni prima della Maratona, anche questo in parte camminando, terminato in 4 ore e 6 minuti….maddove vuoi andare orzo, se la matematica non è un’opinione (come non lo è) per farne 42 impiegheresti ben che ti vada ancora un’altra mezz’ora in più….e si andrebbe a finirla in 4 ore e 40 minuti….
Non ci mancava che la Bora e la pioggia dell’ultima settimana di preparazione per “concludere in gloria”.
Ma nonostante tutto nella mia incoscienza mi sento moderatamente ottimista, forte anche dell’Euromarathon (o meglio di quello che rimaneva) corsa il 19 settembre a 5’/km, e della Mezza di Aurisina del 3 ottobre nella quale ho tenuto il RM come da programma, concludendo con un allungo di due chilometri e con gambe ottimamente reattive.
Un’altra cosa che mi fa ben sperare è il superamento di una crisi di crampi nel 36K durata per quattro chilometri e l’allungo a 5’20”/Km (RM – 15”) per il chilometro finale del lungo.
Diciamo che posso ancora giocarmela.

Arriva il 23 ottobre, vigilia della gara.


All’Exposport ritiro il pettorale e quello che l’Organizzazione ha voluto, con un eufemismo, chiamare pacco gara, ma che di fatto molto più si avvicina al risultato di un’asta di beneficenza parrocchiale, visti i contenuti.
Evidentemente gli sponsor (e che sponsor !!) stanno vivendo momenti di profonda crisi economica, visto che Asics nulla ha potuto più che una dozzinale maglietta in cotone, e che il Banco San Marco è riuscito unicamente a far dono di un interessantissimo ciondolo portachiavi da appendere al collo.
Il Casinò di Venezia, ancorché indelebilmente impresso sulla manica sinistra della favolosa maglia, non mi risulta, invece, sia riuscito a sostenere una spesa, nemmeno piccola, affinché lo si ricordi volentieri; a meno che non si sia prodigato, con immenso sacrificio economico, a procurare la preziosa bustina di salviettine profumate presente nel pacco, nel qual caso ringraziamo.
Pacco: mai nome fu più veritiero; in effetti stiamo parlando SOLO della 25^ Edizione della Maratona di Venezia, con tanto di logo Anniversary edition….
La mattina della gara a casa dell’amico Luigi, che mi ha molto gentilmente ospitato, sveglia alle 5, colazione veloce e treno per Mestre, da dove la navetta ci carica con destinazione Villa Pisani a Strà, punto di partenza della Maratona.
 

L’affluenza di runner è assolutamente grandiosa e l’organizzazione semplicemente schifosa, tanto è vero che in mancanza di un numero sufficiente di bagni chimici l’unica alternativa è la muratura della Villa, che senza soluzione di continuità si tappezza di runner e che probabilmente, per gli anni a venire, patirà di corrosione alla base.
Qualche decina di minuti prima del via accade quello che ha mosso me e tanti altri amici virtuali nella decisione di correre questa Maratona: il Raduno Runningforum.
Quando, nei giorni precedenti, qualcuno di noi temeva di non trovarsi, vista la folla, la soluzione era univoca: “Appena vedi due treccine bionde sotto una bandana rossa hai trovato Heidy e sei arrivato !!”
 

Sono finalmente riuscito a dare un volto ed una voce a tante entità “astratte” che fino a quel momento avevo visto solo in foto.


Che bello conoscerli di persona !! Tali e quali come li immaginavo !!


MITICI !!

Manca ormai poco e con Foia, altro forumendolo conosciuto il giorno precedente, mi avvicino alla gabbia di partenza: abbiamo tempi simili sulla Mezza ed anche sulla Maratona e decidiamo di affrontare insieme questa sfida.

I primi chilometri scorrono senza particolari note di rilievo, cercando lo spazio necessario alla corsa e zigzagando per evitare di intralciarsi, più o meno fino al 9° chilometro.
C’è tanta gente lungo la Riviera del Brenta, in strada, affacciati ai balconi, giovani, vecchi….tutti ugualmente calorosi con i runner e il loro incitamento è di grande aiuto.
Non manca la nota di colore fornita dalle tante orchestrine ai lati della strada e dall’imbarcazione che fa il giro turistico del Brenta, anche se, tutto sommato, forse si è un po’ esagerato con i volumi degli strumenti; se, allo stesso modo, gli occupanti dell’imbarcazione avessero evitato di utilizzare le snervanti vuvuzelas, ma avessero solo gridato ed applaudito sarebbe stato decisamente meglio.
Sono molto concentrato sulla mia corsa, voglio evitare di strafare per spendere inutilmente le energie e per questo cerco di mantenere un’andatura costante.
Procediamo affiancati ed estremamente regolari, con gli sguardi molto spesso rivolti ai Garmin per seguire la tabella di marcia che ci siamo preposti.
Foia ha sul display la velocità istantanea, io controllo quella media.
Ogni tanto lui scappa, preso dalle orchestrine che filma con il suo iPod, altre volte allungo io, ed è lui a richiamarmi all’ordine: abbiamo un’economia di corsa ottimale, procediamo a 5'35"-5'40"/Km.
Da subito, dalla partenza, l’elevato tasso di umidità presente nell’aria comincia a darmi fastidio alle prime vie respiratorie, tanto da avvertire molto freddo sul petto, subito sotto al collo e fastidio alla gola.
Questo inconveniente mi provoca un respiro pesante e per questo motivo faccio in modo di parlare il meno possibile con Foia.
Al 20° “faccio merenda” e succhio uno dei due gel che mi sono portato, avvisando Foia che dal 25° ho intenzione di bere con calma camminando.
Ho difficoltà a bere in corsa dalle bottigliette d’acqua, non faccio altro che bagnarmi ed un ristoro effettuato in questi termini non ha logica.





Gli faccio anche sapere che molto probabilmente procederò con lo stesso passo, senza allungare, riservando le ultime energie per il finale.
Comincio ad avvertire i primi segni di una stanchezza arrivata un pò troppo presto, ma che avevo messo in conto, visto come si sta portando a termine l’impegno: i riscontri cronometrici sono sempre in anticipo di circa un minuto rispetto alla tabella di marcia e la media risulta, di conseguenza, più elevata del previsto: passiamo il 25° esattamente al tempo previsto in tabella, spaccando il secondo.
Comincio inoltre ad avvertire dei disturbi ai polpacci.

Così al ristoro del 25°, tra Mestre e Marghera, io bevo camminando e lui prosegue di corsa.







Terminata la zona industriale le strade si ripopolano di gente e ricompaiono viali alberati: veramente caldissimo e spettacolare il passaggio in Piazza Ferretto a Mestre.



Un piacevolissimo tratto in discesa conduce in un lungo sottopassaggio: per la prima volta in due ore riesco finalmente a sciogliere un po’ le gambe. Il segnale del Garmin si perde e con uno strappetto si ritorna in superficie.
Con un lungo ponte pedonale sospeso su tiranti si attraversa un trafficato tratto stradale, arrivando al Parco San Giuliano ed ai suoi saliscendi e ghirigori.


In una delle tante curve e controcurve che il fantasioso tracciatore ha inventato rivedo Foia, ho appena passato il 32°, lui è circa 500 metri più avanti: alziamo la mano per salutarci.
Si esce dal parco e ricomincia un lungo tratto di zona industriale, prologo ai 4 chilometri del Ponte della Libertà.
Ed eccolo il Ponte, quattro chilometri di strada dritta sparata pochi metri sopra il mare, con nel centro la linea ferroviaria. E sullo sfondo Venezia, che adesso si può scorgere.

Dal 30° ho iniziato una specie di conto alla rovescia: mancano dodici chilometri.
Dodici chilometri….lunedì scorso hai fatto dodici chilometri a Barcola, con la Bora che ogni tanto soffiava a raffiche sugli 80-100 Km/h….cosa vuoi che sia….se lo hai fatto con la Bora, a tratti anche contraria, puoi farlo anche adesso.
CLR, ricordi ?? Così impedisci ai crampi, che stanno cercando di farsi sentire, di averla vinta.
Non serve accelerare, continua così, costante, ma non mollare !! non fermarti !! se ti fermi e cammini le gambe ti si bloccano e non ti muovi più !!
Al 33°, sull’ennesima salitina, passo Marco in difficoltà.
“Forza, mancano 9 chilometri !! E’ come farsi tre volte su e giù dal capolinea del 6 al Bivio”….provo ad incitarlo, ma è dolorante.

Il 35° è in pieno Ponte della Libertà.
Attorno a me c’è tanta gente, altri runner che fanno del loro meglio.
Molti sono fermi, tantissimi camminano, qualcuno si stira i muscoli delle gambe stando appoggiato al parapetto, uno addirittura è steso a terra con una gamba alzata e tirata da personale dell’ambulanza.
Ma non voglio cedere, non voglio mettermi a camminare, so che se lo facessi sentirei ancora più forti i dolori alle gambe.
C’è molta gente, ma mi sembra di essere solo, solo con i miei pensieri e con “loro” che mi parlano da lassù per tenermi compagnia e per distrarmi. E per farmi forza.

Ormai proseguo per inerzia, le gambe vanno perché glielo comanda la mente e solo grazie a lei riesco a continuare.


Al 40° la signora dietro al banco del ristoro ci incita: “ Due chilometri” – dice - “ ormai siete arrivati !! ….e godetevela tutta, ve la meritate !!”
Sembrerà strano, ma a sentirglielo dire mi sento sollevato, sento che sto portando a termine la mia personale Impresa.
Ed adesso comincia la parte più bella, si corre in riva al Mare, in un bagno di folla, su e giù per i ponti.













Adesso non soffro più, non ne ho il tempo, devo correre in salita sul legno con il quale sono stati ricoperti i ponti e fare attenzione ai tratti in discesa, temo di scivolare sul legno bagnato.


















 
Il ponte di barche sul Canal Grande è uno spettacolo, si muove quel minimo per darmi un pò di rimbalzo che mi fa correre più agevolmente.


Il passaggio davanti a Piazza San Marco è grandioso, indimenticabile: rallento volutamente e mi giro di lato per gustarmi la Piazza ed il boato che la folla al suo interno diffonde.
14 ponti….gli ultimi tre sembrano invalicabili, ma dopo l’ultimo vedo il traguardo e raschiando il fondo del barile riesco a trovare le ultime energie per allungare fino ad oltre quella sottile linea che separa le persone qualsiasi dal finisher della Gara regina.
 
Qualche metro dopo il traguardo sto per lasciarmi andare in un misto di stanchezza, gioia e liberazione: sento che gli occhi stanno gonfiandosi di lacrime.
Incrocio però lo sguardo truce di una compita signora che mi riporta alla realtà.
Con il telo termico sulle spalle cammino lentamente in direzione di quella che avrebbe dovuto essere una doccia, ma che in realtà si rivela una cascata di acqua ghiacciata….tanta disorganizzazione e logistica inesistente, non credo che mi vedranno di nuovo.
Tralasciando l’utopistico traguardo delle quattro ore, devo dire che è andata meglio di quanto potessi oggettivamente sperare: 4h12’58”, ho migliorato da maggio, dalla mia prima Maratona, di ben 15 minuti.
Ma, Signore e Signori, questa Maratona me la sono corsa tutta, dall’inizio alla fine senza camminare eccezion fatta per i quattro ristori dei 25-30-35-40, nei quali per riuscire a bere dai bicchieri ho fatto un paio di metri al passo.
Adesso il muro delle quattro ore non è più così lontano, ed i dodici minuti che devo limare mi sembrano poca cosa, “ il leone ruggirà ancora ” (no, meglio “ l’ariete abbatterà il muro ”, mi aiuta anche lo zodiaco).
Un’ultima riflessione: ma il signor Filippide, quel giorno di tanti anni fa, non poteva stare un po’ al bar con gli amici, anziché mettersi ad inventare ‘sta tortura ??









martedì 5 ottobre 2010

32^ Maratonina del Carso
Domenica 3 ottobre 2010

Doveva essere l’ultimo lunghissimo pre - (e pro) Venezia, integrato da 10K prima della partenza e da altri 5K alla fine della gara….ma è domenica, ed anche se la sveglia suona puntuale i bioritmi sono rallentati e la testa non è proprio concentrata in maniera acconcia.

Il programma iniziale, che prevedeva l’arrivo in zona gara un’oretta prima della partenza, viene quindi rivoluzionato e c’è a malapena il tempo per posteggiare, ritirare il pettorale e cambiarsi.
Senza spilli per il fissaggio, blocco alla meglio il numero alla maglia utilizzando quattro pezzetti di scotch….già, la maglia….dopo dieci minuti per elucubrare in merito al capo da indossare, opto per la maglia a maniche lunghe….mai scelta fu più infausta….

La giornata non inizia quindi troppo bene….riscaldamento NON PERVENUTO, troppo tardi, stanno chiamando alla partenza per dare il via !!

Dai orzo, parti, cerca di migliorare una giornata cominciata male !!!!
OK, vediamo cosa riesco a fare….
Avrei dovuto correre 36K RM, 5’ 35” – 5’ 40”/Km, proviamo almeno a tenere il ritmo !!

Bello tranquillo il primo chilometro, affianco Dario e Marcello e scambio due chiacchiere.
Intanto il FAMOSO scotch che regge il pettorale comincia a staccarsi in un punto….premo con la mano per farlo aderire meglio….si stacca anche l’altro angolo….al secondo chilometro il pettorale è per terra !!
E già, lo scotch non attacca bene sul tessuto tecnico….19 chilometri con il pettorale in mano !!


Come se non bastasse il tempo, che sembrava dovesse volgere al brutto, cambia ed esce il sole
....BRAVO ORZO, hai fatto bene a mettere la maglia a maniche lunghe !! esci a correre sempre in canottiera e pantaloncini, anche con cinque gradi, ed oggi ti metti in lungo….MAH….sauna bestiale, sembrava ferragosto.
Bestemmiando in lituano cerco di pensare ad altro e supero il momentaccio.
E’ una Mezza impegnativa e nervosa, nella quale ci si alza di 100 metri nei primi 4,5 chilometri con la strada in costante pendenza.
Seguono altri 6,5 chilometri di saliscendi, con tratti di inclinazione anche notevole, fino al giro di boa, al quale si arriva con altri 24 m D+ in 1,5 Km.
Si ripercorre quindi lo stesso tracciato, con gli ultimi 4,5 chilometri che questa volta si corrono in discesa.

Per dire la verità una parte del compitino l’ho fatta, mantenendomi prossimo al ritmo prestabilito, siappur con un attimo di crisi verso l’ottavo chilometro.
Ma me la sono presa con la dovuta calma, camminando al 10° chilometro per sorseggiare con gusto il thè che gli altri snobbavano.

Bene nel finale: sono riuscito ad allungare dal 17° chilometro al traguardo, le gambe giravano che era una meraviglia ed il passo si è avvicinato ai 5’/Km !!
Il pasta-party ed il gradevole post gara mi hanno tolto ogni rimasuglio di velleità per altri chilometri da fare di corsa, come invece era previsto da tabella.
Tirerò fuori dal cilindro un lungo nei prossimi giorni; intanto ho messo l’ipoteca per il PB a Palmanova….

Ultima moda: il pettorale va messo alla rovescia….molto fashion….
(foto: atletica ts.com)